giovedì 27 giugno 2013

contrasti fra passato e presente

Quanta forza nel sentirti lì con me
percepire la vita indaffarata nelle tue mani,
nel saldo abbraccio delle gambe,
in quel gioco di stimoli tutto nostro.

(W. Shakespeare)
















Vista dai giovani, la vita è un avvenire infinitamente lungo. Vista dai vecchi, un passato molto breve.
(Arthur Schopenhauer)

domenica 23 giugno 2013

già m'accoglieva in quelle ore bruciate...

due piccole e velocissime incursioni  nell'assolata Romagna evadendo per qualche ora da una struttura di sofferenza,
Ravenna: san Vitale


 Ma tu, Ravenna, di tutte la più amata,
I tuoi palazzi in rovina che sono un manto
Che nasconde la tua grandezza caduta! e il tuo nome
Arde come una grigia e sfavillante fiamma di candela
Sotto lo splendore meridiano del sole

Lord Byron

Ravenna: Galla Placidia




Ravenna: il battistero

 
verso il mare


E lunghi, e interminati, erano quelli
ch'io meditai, mirabili a sognare:
stormir di frondi, cinguettio d'uccelli,
riso di donne, strepito di mare.

(Giovanni Pascoli)

Rimini: sulla spiaggia



 
Rimini: la medusa volteggiava  libera nei mari




Rimini

Cosi' piu' non verro' per la calura
tra que' tuoi polverosi biancospini,
                                                                                                      (Giovanni Pascoli)

lunedì 17 giugno 2013

...tutto era pace intorno

...tutto era pace intorno
 e silenzio agreste.
(Vincenzo Cardarelli)

 con grato murmure cadea
l'acqua di fuore
 (Ludovico Ariosto)
con grato murmure cadea / l’acqua di fuore (L. ARIOSTO). - See more at: http://dizionari.zanichelli.it/parola-del-giorno/2008/10/22/la_parola_del_giorno__mormorare__mormorio__murmure/#sthash.PwrXGJRu.dpuf
 


la ballerina bianca


L'ENROSADIRA

Inaccessibile guglia,
roccia nuda e muta
feroce e pallida
t'accendi, all'alba
di rosa.

Quei pochi minuti di luce
sono come la carezza che
l' Amore porta alla vita
in strazio di dolcezza
e amarezza infinita

a scolpirsi puri nell'anima
ansiosa ed assetata.

 Grazie a  ventisqueras

saggezza antica, ma più che mai attuale



Cogli questo piccolo fiore
e prendilo. Non indugiare!
Temo che esso appassisca
e cada nella polvere.

Non so se potrà trovare
posto nella tua ghirlanda,
ma onoralo con la carezza pietosa
della tua mano - e coglilo.

Temo che il giorno finisca
prima del mio risveglio
e passi l'ora dell'offerta.

Anche se il colore è pallido
e tenue è il suo profumo
serviti di questo fiore

( R. Tagore)

con grato murmure cadea / l’acqua di fuore (L. ARIOSTO). - See more at: http://dizionari.zanichelli.it/parola-del-giorno/2008/10/22/la_parola_del_giorno__mormorare__mormorio__murmure/#sthash.PwrXGJRu.dpuf

giovedì 13 giugno 2013

escursione al Passo san Pellegrino parte prima

Cime dolomitiche 


Strette, incollate ad un invincibile

stupore rosazzurro troneggiano

le vette denudate, fiori d’avorio

semi-eterno sbocciano fra clamori

a smuovere rondini di vento.

di ventisqueras       shttp://ventisqueras.wordpress.com/
l'azzurro intenso di un cespo di genzianella


incantevole a giugno il verde brillante di un bosco di larici

attingendo l'acqua di un ruscello, una ruota idraulica aziona un maglio

dal bosco: uno scorcio delle Cime d'Auta
nella suggestiva piana di Fuchiade, meta della mia escursione    
Cime d'Auta circa 2500 m./slm


Solo, pian piano, vien per il sentiero,
penetra nel villaggio addormentato.

(Rainer Maria Rilke)








martedì 11 giugno 2013

11 giugno 1984

Il riscatto e la liberazione dei giovani - degli uomini - presuppone un impegno individuale, della singola persona, il rispetto delle sue propensioni e vocazioni, delle sue specifiche preferenze e aspirazioni personali nei vari campi: ma si realizza pienamente e duraturamente solo attraverso un sforzo collettivo, un'opera corale, una lotta comune. Insomma ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno.
Enrico Berlinguer

Sono passati 29 anni da quel tragico 11 giugno 1984; ero presente in Piazza della Frutta a Padova, ero a una decina di metri da Enrico quando si è sentito male, ricordo che stava parlando della questione morale.
 Tanti anni sono passati, ma il problema "questione morale" è tuttora irrisolto, anzi si è terribilmente aggravato in un'Italia che ha perso di vista :
L'uguaglianza, per cui tutti i cittadini hanno uguali diritti.
Il collettivismo, per cui il bene pubblico è più importante di quello privato.
La solidarietà, per cui chi ha di più deve dare di più. 

Con la speranza che la vittoria elettorale, pur  se molto mitigata dall'astensionismo, sia il segno di una svolta radicale per questo Paese nella direzione auspicata da Enrico Berlinguer. 


 

venerdì 7 giugno 2013

fra picchi frastagliati

ventisqueras
 

  ... il vento faceva rotta fra picchi frastagliati
d’azzurre montagne...

(di Ventisqueras)
 
Con un cielo terso, evento particolarmente raro in questi ultimi sei mesi, sono partito da casa con meta il passo san Pellegrino e poi il passo Vallés, invece dopo una decina di minuti sulla strada verso la incantevole località di Fuchiade, mi rendo conto che lo zaino con tutta l'attrezzatura antipioggia è rimasto nel bagaliaio e un cumulonembo stava oscurando il cielo.
In montagna l'acquazzone estivo è un fenomeno usuale, ma quando sono caduti i primi grossi chicchi di grandine, la mia compagna, impaurita, ha deciso che dovevamo ritornare.
Se fossi stato solo non mi sarei preoccupato, anzi mi sarei divertito e la mia conoscenza della montagna mi faceva credere che il fenomeno metereologico era del tutto passeggero, così era sufficiente trovare un grosso masso per ripararsi  e poi proseguire, invece...

Anche le copiose fotografie che avrei potuto scattare sono rimaste solo un'idea che mi ripromettodi realizzare prossimamente, così resta solo qualche immagine della fioritura.
Il laghetto di Zingari al confine tra la provincia di Belluno e il Trentino
                 il fiore del vento                                                 
una stellata genzianella 
e la genziana


i fiori che più amo: le soldanelle
e per finire: le Cime d'Auta
Dedicato particolarmente a ventisqueras che ama queste montagne:

...e il tempo
-quel tempo
di un tempo-

delira
fermo come pietra...

di Ventisqueras

martedì 4 giugno 2013

giorni d'estate senza fine

 Ebbra d'aria son io,
intossicata di rugiada,
barcollo
in giorni d'estate senza fine...
(Emily Dickinson)

la polenta
Tra i ricordi più belli dell'adolescenza restano le scampagnate nei boschi per una bella polenta all'aperto in piena  estate e la "lessada" a fine estate .
La polenta si faceva in un paiolo posto su tre sassi in qualche radura e con qualche ruscello a breve distanza, il companatico: formaggio naturalissimo della latteria di paese e dei deliziosi salami con carne mista di maiale e vacca, i salami erano sapientemente speziati e ogni clan familiare aveva  la sua ricetta tenuta gelosamente segreta  per la precisa e pignola  quantità del sale e delle spezie da usare, la carne era sempre di primissima qualità, perché i bovini si nutrivano esclusivamente di fieno dei prati di montagna e i maiali erano alimentati col siero di latte rimasto dopo la lavorazione del burro e del formaggio nella latteria, poi patate bollite e mischiate alla crusca rimasta dopo la macinazione del granturco per la polenta, o altri cereali coltivati localmente, inoltre scarti di verdure e avanzi di cucina, assolutamente sconosciuti mangimi ed integratori, a parte il siero anche per  le galline si usava un pastone simile, inoltre erano libere di alimentarsi nei prati e le uova erano straordinariamente gustose e sempre di giornata.
Per cuocere  la polenta bisognava recuperare la legna per tenere un bel fuoco che doveva durare almeno un'ora, allo scopo si usavano principalmente i rami secchi previdentemente  raccolti  lungo il percorso per arrivare al sito prescelto, col poetico  nome di " rami del vento" erano conosciuti questi rami di larice,
 
la partenza dal villaggio

 eccezionali per un bel fuoco e per le braci sulle quali capitava a volte di arrostire qualche salsiccia; la località che io ed i miei amici preferivamo era una radura  pianeggiante in prossimità di un ruscello nel quale scorreva un'acqua  straordinariamente fresca e buona, rinomata in tutto il paese e conosciuta come "l'acqua della Carot"; divagando: anni dopo, nel periodo milanese della mia vita di emigrante, la domenica pomeriggio era abitudine incontrarsi nell'atrio della Stazione Centrale con i molti paesani che lavoravano in quella grande città, gli uomini nelle fabbriche e le donne come domestiche di famiglie benestanti, ( "serve", si diceva allora), in quegli incontri quasi sempre c'era qualcuno che diceva: - Cosa darei per un sorso dell'acqua della Carot -, evidentemente quell'acqua evocava feschezza, gusto, boschi, profumi, sapori e nostalgia.
Dopo la polenta era il momento dell'anguria tenuta a fresco nel ruscello e poi qualche sorso di  liquore  che toglieva tante inibizioni e aumentava l'allegria
La "lessada" di fine estate era invece fatta con patate lesse, ( da cui il nome lessada), i soliti formaggio e salame, una enorme terrina di radicchio condito tagliato a striscioline, le pannocchie di granoturco abbrustolite sulle braci, oppure lessate anche quelle e frutta, tutto sempre accompagnato da vino
 
salute!


 e liquori, tante risate e tanta amicizia.
Queste scampagnate erano anche l'occasione per incontrare degli amici, ( e ancor meglio amiche), figli e figlie di emigranti che risiedevano in città lontane che solo l'estate ritornavano al paese ospiti dei nonni per le vacanze; per loro erano delle avventure memorabili nella completa libertà
nella radura

 a cui raramente avevano accesso in città e noi zotici montanari ci sentivamo importanti e pure privilegiati anche se magari portavamo degli abiti lisi e scombinati ed eravamo pieni di pregiudizi, il nostro mondo ci sembrava molto ristretto e sapevamo che molto  presto sarebbe stato il momento di lasciarlo per un posto di lavoro in qualche città lontana, sarebbero poi arrivati gli anni del benessere, però si sarebbe persa quella comunione con gli amici, quella condivisione di tante piccole cose e tanti segreti, 
 
la famosa acqua della Carot

però l'acqua della Carot, tante volte desiderata e che dopo diversi anni l'estate scorsa  sono andato a cercare era ormai sparita nascosta dai rovi e infiltrata tra i sassi.
Ora che la giovinezza è declinata
e mi sono incagliato tra gli scogli,
posso sentire la musica profonda
dell'intero universo...
 (Rabindranath Tagore)