Avevo quattordici anni quando, una giornata di un'estate di tanti anni fa, durante un furioso temporale estivo che mi aveva sorpreso in una zona della vasta foresta a me del tutto sconosciuta, come un miraggio una minuscola baita mi apparve avanti.
Nella piccola costruzione di tronchi trovai della legna secca e perfino una scatola di zolfanelli ben asciutti, subito accesi un bel fuoco nel focolare in pietra, mi tolsi gli abiti fradici per asciugarli e mi sedetti su una panca di legno in attesa che cessasse il temporale.
Ho ancora vivido il ricordo di quei momenti il calore di quel provvidenziale fuoco, lo schioppettio delle fiamme alimentate da rami resinosi di abete e l'odore penetrante del fumo unito all'odore di muffa delle pareti di tronchi umide, i tuoni fortissimi che periodicamente rompevano la quiete di quel rifugio.
Mentre attendevo, i miei occhi si soffermavano sulle numerose scritte fatte col carbone delle braci, nomi di persone unite da una data,ricordo, in particolare su un'asse del tetto, scritto in grande : D....s Graziella, via Bordoni, *4 Milano, non molti anni più tardi, la mia vita di emigrante mi portò a Milano e durante una passeggiata per riempire le mie domeniche solitarie, in prossimità della Stazione Centrale, alzando gli occhi, vidi la targa: via Antonio Bordoni e improvvisamente la città attorno a me sparì e mi ritrovai nella baita in mezzo ai miei boschi, come per incanto.
Le vicissitudini della vita mi portarono poi in giro per il mondo, ma quando ritornavo al paese, una visita alla baita era sempre programmata e anche oggi non manco mai di andare in quel posto, per me magico, almeno un paio di volte l'anno e, a volte, solo per andare là, anche se devo sobbarcarmi un'ora di auto e un paio d'ore a piedi.
Purtroppo con il passare degli anni, molti anni, la mancanza di manutenzione e le intemperie hanno lasciato il segno e con grande malinconia mi rendo conto che anche il mio di autunno avanza molto velocemente.