venerdì 18 novembre 2011

la radio (quando la televisione non c'era)

Riproposizione  di un post


Nel lontano 1954 a casa mia arrivò la radio, era una delle poche radio che esistevano nel villaggio, la marca era Minerva il design in perfetto stile anni 50, munita di quattro grosse manopole per la regolazione e, al centro del quadrante; "L'occhio magico", nome affascinante che prometteva visioni di mondi sconosciuti, invece era solo una valvola che permetteva di sintonizzare meglio la stazione trasmittente attraverso una finestrella a forma di occhio con la pupilla che si dilatava o si restringeva quando si centrava la stazione.
L' ingombrante apparecchio era, di solito, posto su una mensola
e per ripararlo dalla polvere, coperto da una fodera del tessuto usato per fare le tende, la copertura veniva tolta solo quando la radio veniva accesa.

La ricezione si diffondeva con le onde medie, durante la giornata si captavano solo i tre programmi della RAI: il programma nazionale che era il più importante, poi il secondo programma un po' più leggero, infine il terzo che non si ascoltava mai perché troppo culturale, poi popolarissima Radio Capodistria che nel primo pomeriggio trasmetteva le canzonette più in voga, addirittura dedicate ad amiche, parenti o fidanzati, ma si sussurrava che Radio Capodistria fosse da ascoltare a basso volume, perché in quanto radio comunista, ne era proibita l'audizione e se passavano i carabinieri, potevano esserci dei guai.

Col calar della notte aumentavano enormemente le stazioni che si potevano captare, principalmente Radio Praga che trasmetteva notiziari in lingua italiana, ma proibitissimi perché comunisti e la Radio vaticana che iniziava le trasmissioni sulle note del "Cristus vincit" e del saluto"Laudetur Jesus Christus".

Il momento magico della radio si aveva alla fine di gennaio con il "Festival di Sanremo" che era il momento epocale della canzonetta all'italiana e forniva argomento di conversazione per giorni e giorni alle donne del paese, poi se le canzoni trattavano di argomenti come:" La postina della Valgardena", " Vecchio scarpone", " Campanaro" o "La bella del Cadore", allora era il massimo, perché al centro di argomenti conosciuti da tutti.

Inutile dire che i motivetti venivano subito imparati e cantati come :" Son tutte belle le mamme del mondo" oppure "Vola colomba".

Di nascosto, perché mio padre non mi permetteva di toccare la radio, mi dilettavo ad ascoltare le trasmissioni ad onde corte allora il fascino di sentire "Romaradio radiotelefono marittimo" e si ascoltavano le comunicazioni fra i marinai in navigazione sui mari del mondo ed i familiari in Italia, anche se si udiva un solo interlocutore, però la fantasia, ascoltando queste voci lontane, permetteva di navigare con i marinai attraverso oceani sconosciuti.

In occasione delle festività natalizie, verso le sette di mattina, la RAI trasmetteva i saluti degli emigranti alle famiglie, allora la gioia di sentire alla radio una voce conosciuta di qualche parente che parlava dalle miniere di carbone del Belgio e la commozione della moglie dell'emigrante a udire dal vivo la voce del marito e poi girando per il paese, tutti che si complimentavano con lei per il grande onore ricevuto.

Il momento giornaliero di massimo ascolto era la sera alle 19,30 col notiziario Radiosera, che portava in casa le notizie dal mondo, frequentemente tragiche come la crisi di Suez, la rivolta in Ungheria o il naufragio dell'Andrea Doria, per non parlare della tragedia di Marcinelle nella quale morirono a mille metri di profondità in una miniera di carbone in Belgio 262 minatori dei quali 136 italiani.


Si ascoltavano dai giornalisti dei termini strani dei quali non si capiva il significato come: "caso Montesi", " il gabinetto del ministro", oppure il "forenofis" e mi ci vollero molti anni per scoprire che il "forenofis" era il " Foreign office".

Altro momento significativo, quando durante le solennità religiose il papa Pio XII impartiva la benedizione Urbi et orbi, e
se capivo chi erano gli orbi, il dubbio rimaneva per gli urbi e alla richiesta di chiarimenti, nessuno era in grado di darmi una spiegazione convincente, risolsi il dubbio a modo mio ritenendo chi gli urbi fossero i sordi, però mi pareva molto riduttivo il fatto che la solenne benedizione fosse dedicata solo ai sordi ed agli orbi e perché no al resto dei fedeli che erano la stragrande maggioranza?

Nell'occasione della benedizione papale, mia madre andava a radunare le vecchie devote che per l'occasione si inginocchiavano in cucina e ricordo che inginocchiandosi mostravano fino a mezza coscia le grosse calze di lana grezza lavorate ai ferri e con anelli di elastico nero per sostenerle alla coscia.

Quando il papa pronunciava il " benedicat vos" con la sua voce squillante, le vecchie si facevano il segno di croce più ampio possibile, perché quella era la benedizione del papa e valeva molto di più di quella del parroco.

Un giorno un prete mi regalò un piccolo opuscolo con dei disegni colorati e per la prima volta venni a conoscenza dell'esistenza in America della televisione.

Il disegno raffigurava un ragazzo davanti ad una radio anni 50 con uno specchio accanto, evidentemente il disegnatore non aveva mai visto un televisore, ma tanto bastò perché per molti pomeriggi, quando ero solo in casa, provassi a mettere lo specchio del bagno accanto alla radio per cercare di costruire una TV.

Una nuova epoca stava iniziando ed il mondo non sarebbe più stato lo stesso con l'era della televisione.


8 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Mi mancavano questi tuoi magistrali racconti, su "Come eravamo" soprattutto. E non monto in cattedra a citare dotte asserzioni sull'importanza di questo modo di visitare la storia dei singoli. Aggiungerò solo che con la radio in casa credo di esserci nato, quindi 4 anni prima di quella data, ma i miei primi ricordi personali sono legati solo a Radiosera come sigla.

rosso vermiglio ha detto...

E' sempre un piacere rileggere queste memorie :)

francesco ha detto...

io mi ricordo sempre una vecchia radio anni '30 a casa di mia nonna...

Alessandra ha detto...

ah! questo post è tra i miei preferiti, devi sapere che questa ragazza dei primi anni '60 aveva un papà amante della radio ...la televisione arrivò per caso negli anni '70 quando ormai c'era quasi quella a colori!
"Ascolta si fa sera, vi parla padre Mariano...." e noi ragazzi ci si sentiva male :-)
capperi Sileno! mi fai ritornare in mente episodi esileranti!!! te li racconterò prima o poi.
uno strucòn!

speradisole ha detto...

Grazie Sileno.
Mia mamma strimpellava un pianola, le piacevano le canzoni del festival.
Ho un ricordo vivissimo di quando suonana "Casetta in Canada".
Sembrano secoli di differenza eppure sono pochi anni
Ma il progresso ha fatto salti incredibi.
Era carino persino il "segnale orario", quell'uccellino che cantava.
Ciao Sileno, un abbraccio.
P.S. Grazie.

Lara ha detto...

Quanto mi sono mancati questi tuoi ricordi, caro Sileno!
Ora che ho smesso di guardare la televisione, ricorro alla radio, ma è qualcosa di completamente diversa, per vari motivi.
Credo che Adriano abbia perfettamente ragione quando considera l'importanza di questo modo di visitare la storia dei singoli.
Grazie e a presto!
Lara

Pierpaolo ha detto...

Sono proprio d'un'altra generazione... E' un piacere vivere i tuoi momenti... Ma deve essere maledettamente nostalgico per te ricordarli...
Saluti Sile :)

Tina Tabò ha detto...

Questo tuo racconto mi ha emozionato. Grazie!!!!