lunedì 19 luglio 2021

DOLOMITI: COL DI LANA e Grande Guerra

Ripubblico un post di tanti anni fa e riguarda la Grande Guerra fra le Dolomiti e mi rievoca i racconti che da bambino mi narravano coloro che là sopra avevano combattuto una feroce guerra e le nonne che, da casa, sentivano il rimbombare cupo dei cannoni e sapevano che là sotto si trovavano i padri, i fratelli, gli amici e il moroso.


Le due cime del Col di Lana (a sinistra) viste da nord, a destra il monte Sief dietro il ghiacciaio della Marmolada

Fra le tante vette inzuppate dal sangue innocente di tanta gioventù mandata a morire durante la prima guerra mondiale per la stupidità umana, un particolare risalto merita il Col di Lana, poi ribattezzato dai soldati : "Col di Sangue".
Alto m.2462/slm, il Col di Lana non è una montagna molto appariscente in mezzo alle meravigliose cime che la contornano.
Il Col di Lana ha una tozza forma piramidale, boscoso alla base poi molto ripido, erboso e con salti di roccia lungo il versante sud.


Il Col di Lana visto da sud in una foto del 1915



Sulla sommità due le cime separate da una selletta: Col di Lana e monte Sief, tali vette nel 1915 erano presidiate dall'esercito austro-ungarico; nel maggio del 1915 solo pochi e anziani miltari austriaci erano a guardia del confine dolomitico, il generale Nava al comando della IV armata italiana, allo scoppio della guerra, anziché avanzare in una zona pressocché sguarnita di truppe nemiche, temporeggiò per lungo tempo dando così modo agli austriaci di inviare truppe combattenti che si insediarono in cima a tutte le vette delle Dolomiti, Nava venne poi destituito da Cadorna, ma ormai il danno era fatto e altissimo fu il tributo di vite umane pagato per conquistare le vette in mano agli austriaci.
Il Col di Lana ed il versante settentrionale dello stesso erano in mano austriaca, per conquistare la sommità, innumerevoli attacchi italiani, finirono con un bagno di sangue , perché a causa della morfologia del sito, per arrivare dal versante meridionale alla vetta, bisognava percorrere un lungo tratto su pendii molto ripidi e senza ripari, dove dal crinale di vetta, gli austriaci avevano buon gioco a falciare con le mitragliatrici e con l'artiglieria gli italiani che avanzavano in piena vista del nemico.
Dopo sei mesi di inutile strage, un sottotenente propose di minare la vetta costruendo una galleria, il nome del sottotenente era Gelasio Caetani, ingegnere minerario, duca di Sermoneta e discendente dalla famiglia dei Caetani che diedero alla storia il papa Bonifacio VIII.


Il secondo da sinistra: Sottotenente Gelasio Caetani, ideatore della mina del Col di lana
Alla metà di gennaio del 1916 iniziarono gli scavi della galleria, gli austriaci notarono i cumuli enormi della roccia che veniva estratta dalla montagna e non riuscivano a capire il motivo di tanto lavoro, con grande astuzia Caetani richiedeva l'intervento dell'artiglieria quando dovevano far brillare le mine nella galleria, così gli scoppi delle cannonate occultavano lo scoppio delle mine.
Solo verso la fine della galleria intuirono il motivo di tale opera.
Sulla vetta si avvicendavano ogni tre giorni due compagnie austroungariche al comando del capitano Hadelbert Homa e del tenente Toni von Tschurtschenthaler.
La notte fra il 16 ed il 17 aprile 1916, la compagnia del capitano Homa venne rilevata, salutandosi con commozione il capitano Homa disse al tenente: " Toccherà a te Toni"- "Non sarà così terribile" rispose il tenente.
Alle ore 23,30 del 17 aprile 1916 si azionò l'interruttore che fece deflagrare la mina, in un istante
200 uomini vennero ingoiati dalla montagna, solo un austriaco venne scagliato dall'esplosione a centinaia di metri di distanza in un canalone; dopo due giorni di tremende sofferenze, riuscì a rientrare nelle proprie linee, ma non fu in grado di profferire nessuna parola: per il terrore era diventato muto.

Terrificante croce apparsa sopra il Col di lana qualche tempo prima dell'esplosione, quasi un presagio.

 

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