martedì 29 ottobre 2013

le mie stagioni:" La primavera"


Ebbra la primavera

corre nel sangue.

(Vincenzo Cardarelli)



 
Alle selve, alle foglie dei boschi è dolce primavera; a primavera

gonfia la terra avida di semi.

Allora il Cielo, padre onnipotente, scende

con piogge fertili nel grembo della consorte,

immenso si unisce all'immenso suo corpo,

accende ogni suo germe.
(Virgilio)

Quando ero fanciullo e vivevo in un villaggio di montagna, attendevo ansioso la primavera,dopo i lunghissimi e freddi mesi invernali;  la mattina appena alzato  scrutavo ansioso i prati per vedere  quanto si erano ridotte le chiazze di neve e la bella sorpresa quando  la temperatura notturna rimaneva elevata e la terra inghiottiva avida gli ultimi cumuli di neve.
In quei tempi lontani, la televisione era agli  albori e si trovava solo in un bar dove ai bambini era consentito vedere  "La TV dei Ragazzi" solo al tramonto, pertanto per riempire i pomeriggi dopo la scuola, ci si ritrovava in compagnia a giocare.
A  primavera appena i prati  erano sgelati si poteva nuovamente correre e giocare per la campagna, ma solo fino al 25 aprile, il giorno di san Marco, quando, per antichissima  consuetudine , scattava  il divieto di girare per i prati, poiché doveva crescere l'erba e l'erba era la vita per quella società nella quale i prodotti agricoli e caseari erano essenziali per l' economia delle famiglie.
Uno dei primi giochi consisteva nel far rotolare il cerchione di qualche bicicletta rottamata ed arrugginita che quasi tutti avevano in soffitta, per tale scopo bastava un bastone inserito nella fessura  al posto della camera d'aria e poi via a perdifiato.
A volte bisognava anche fare qualche lavoretto primaverile come rastrellare i prati per liberarli da sassi affiorati nei cumuli di terra sollevati dalle talpe e i rami secchi caduti, questo lavoro serviva per avere il terreno liscio come un biliardo per la falciatura estiva.
 Altro lavoro primaverile antipatico ma indispensabile consisteva nel portare con la gerla il letame per concimare, quando veniva prelevato da qualche vecchio cumulo il letame si era stagionato ed era leggero e non odorava, ma quando era "fresco" (recente), era tutta un'altra storia, poi c'era anche di peggio, di gran lunga peggio, ossia liberare le fosse dei gabinetti, allora il fetore era insopportabile, anche oggi mi da fastidio pensarci, ma anche quella era una cosa da fare, allora rarissimi erano i gabinetti nelle case e anche quelli privi di acqua corrente, i cessi erano un casotto di assi di legno, normalmente sito nell'orto, una buca nella terra sotto il pavimento e un'asse del pavimento mancante era il water, dei ritagli di carta solitamente ricavati dalla "Domenica del Corriere" sostituivano "quattro piani di morbidezza", nelle case dove vivevano persone anziane e sole, anche la carta di giornale  era un lusso che non potevano permettersi e sostituivano con le foglie secche, queste cose si sapevano perché per i bambini non esistevano limiti e confini e tutto veniva esplorato sempre alla scoperta di qualche tesoro e in quei posti si sapeva che a volte  erano occultate delle armi.
Dopo questa divagazione un po' repellente, ma anche questa era la vita quotidiana in quegli anni, proseguo raccontando che come concime si usava pure la cenere di legna, ricca di potassio ed abbondante poiché la legna era l'unico combustibile che veniva usato per uso di cucina e riscaldamento, la cenere veniva trasportata in bidoni di latta recuperate nel negozio di alimentari.
Un altro lavoro primaverile al quale i bambini dovevano contribuire  era lo spostamento della terra nei campi; poiché la quasi totalità dei campi era su qualche declivio, era necessario scavare un fosso al limite inferiore del campo trasportando poi con la gerla la terra ricavata al limite superiore in modo che zappando si riempiva il fosso e rimaneva della terra in alto per livellare, altrimenti in poco tempo in alto si sarebbe arrivati alla roccia e la buona terra sarebbe scesa a valle.
Per completare il discorso sull'utilità dei bambini nell'economia familiare a primavera, c'era ancora una cosa che aiutava a riempire il piatto a casa: la raccolta del tarassaco!




 Questa deliziosa pianta, fra le prime a fiorire a primavera è di una bontà straordinaria


e straordinarie sono pure le sue proprietà disintossicanti, la rosetta di tarassaco viene colta al limite dei campi ben concimati, la rosetta viene accuratamente pulita da fili d'erba secchi, dalla terra e dalla camicia che avvolge la base e dopo ripetuti ed abbondanti lavaggi alla fontana, viene condita generalmente assieme a freschissime uova sode, ( ogni famiglia aveva il pollaio e anche la galline erano autorizzate a girare liberamente per i prati
solo fino al 25 aprile, poi dovevano rimanere nei recinti), come condimento l'olio era troppo costoso e quasi mai usato, in alternativa si usava burro fuso oppure lardo, da far rabbrividire i dietologi, ma di una bontà senza paragoni.
Altro gioco tipicamente primaverile era quello delle biglie, si giocava sulle piazzette in terra battuta davanti alla case, si usavano biglie di terracotta variopinte e poco costose, oppure biglie di plastica  con l'interno colorato, ma una sola costava come dieci delle altre, qualcuno riusciva a procurarsi delle sfere di acciaio ricavato da qualche cuscinetto di mezzi pesanti.
Si giocava come alle bocce, si spingeva la biglia con uno scatto del pollice e se si riusciva ad arrivare ad una spanna da una biglia dell'avversario  si vinceva la biglia stessa e liti frequenti perché chi aveva le mani grandi vinceva facilmente misurando con la spanna.
Della primavera ricordo i suoni  gli odori, oltre a quello del concime rigorosamente biologico, ricordo il profumo della terra  sgelata che si avviava per un nuovo ciclo di vita, poi il profumo delle conifere portato dal vento, il piacere di girare per i boschi  cercando di camminare sulle strisce di terra
fra cumuli di neve ormai fradicia, ma dove fra pigne cadute  e rami secchi è possibile scorgere le orme di tanti animali selvatici, dai topolini alle lepri, dagli scoiattoli alle volpi,


 dai corvi ai gatti selvatici, poi caprioli, cervi, cinghiali, mentre gli uccelli cominciano a far udire i loro stupendi trilli che sono trilli di battaglia e di conquista come è la vita.

7 commenti:

Gibran ha detto...

E' un bellissimo racconto a tratti commovente, i tuoi ricordi me li faccio miei, anche se in contesti diversi. Avevamo poco, ma quanto bastava per essere felici.
Ciao Sileno un abbraccio.

ale ha detto...

finalmente!!!! Sileno grazie per esser tornato a scrivere questi ricordi!
Anche la mia casa in montagna aveva il gabinetto "esterno" :-))) e noi bambini eravamo un po' terrorizzati al pensiero di entrare in una specie di palafitta sul dirupo del monte :-)
Sul tarassaco non posso che concordare con te...ne sono ghiotta ancora adesso! ricordo la mia nonna china nei campi intorno a casa a raccogliere i "pisacan"!
un bacio :-) Ale

ventisqueras,wordpresse,com ha detto...

quante cose imparo scorrendo i tuoi preziosi ricordi, dolcezze preservate intatte con l'olio dell'amore, un animo nobile e puro si delinea che ho riconosciuto la prima volta che sono passata dalla tua casa, sempre pronta a stupirmi ed a comprendere, grazie amico!
le foto sono piene della tua Poesia!

Pierpaolo ha detto...

Un'altra perla... Posto sul mio facebook... Grazie Sileno e buona domenica

Fer Mala ha detto...

Bel racconto di vita vissuta da chi ha qualche anno.
Io son vissuto in pianura, ma era la stessa vita da te vissuta.

ventisqueras,wordpresse,com ha detto...

vedo che sei rimasto all'interno della tua primavera...ti spaventa l'inverno? non credo credo tu pensi sia bellissimo, come ogni altra stagione
passa una lieta sera

Sileno ha detto...

@ Gibram,
e poi vuoi mettere avere tutta la vita avanti e ogni giorno si stava un po' meglio del precedente.
Anche a te un abbraccio

@ Ale,
le comuni origini montanare ci avvicinano anche nei ricordi.

@ Ventis,
sei troppo buona, ma navigo da sempre nella mediocrità.
L'inverno non mi è particolarmente simpatico, amo il caldo, la natura rigogliosa e la luce.
Ciao amica mia

@ Bl4cKCrOw
Anche a te auguro un radioso futuro, è il tuo momento:Coglilo!

@ Fer Mala
sono stati anni poveri quelli, ma ricchi di aspettative per il futuro
particolarmente per i giovani, oggi ci hanno rubato anche la speranza.
Ciao