domenica 1 gennaio 2012

un ricordo

 Riproposizione di una storia di miseria veramente accaduta:
 
 


Questa è una storia un po' cruda, ma quanto descritto, purtroppo, è veramente successo nella prima metà degli anni 50.



Un mio amico e coetaneo, all'età di circa sei anni, durante l'estate, si trovava con i familiari per la fienagione in una radura spersa fra i boschi; la fatalità volle che il poveretto fosse punto da una vespa o un calabrone sul glande del pisellino e tale puntura, gli provocò la chiusura del canale uretrale.



Il piccino non venne portato dal medico, quasi sicuramente a causa della mancanza di denaro per pagare il professionista, ma da una signora che risolse il problema con un ago arroventato, praticando un forellino a fianco dell'ostruzione.

foto del mio amico nel giorno della prima comunione circa all'epoca del fatto narrato


Fu così che, da allora, il fanciullo per l'operazione di liberare la vescica impiegava una decina di minuti .



Abitavamo in un paese di alta montagna e in quegli anni la neve ci visitava abbondantemente e  frequentemente; il mio amico era il primo che andava alla messa mattutina e le tracce del suo passaggio spiccavano sulla neve fresca in una lunga e sottile linea gialla in quelle ore antelucane nel paese deserto e addormentato con una misera lampadina dalla luce molto fioca ogni cinquantina metri per l'illuminazione, poi col passare degli anni, le tracce sulla neve, non portavano più verso la chiesa, ma si perdevano nei dintorni delle osterie, dove lui annegava la solitudine, infine un quarto di secolo or sono, la cirrosi gli regalò la pace.



Ora, quando ritorno al paese, passo a fare il giro del cimitero per un ricordo e un pensiero ai molti che mi hanno preceduto e ogni volta rivedo il sorriso, un po' triste, del mio sfortunato amico.



Ancora non riesco a capacitarmi di quanto fosse dura la vita in montagna e come imperasse la miseria fino agli anni sessanta, quando, finalmente, con il boom economico il benessere arrivò anche lassù.

9 commenti:

iriselibellule@gmail.com ha detto...

Io l' ho vista, ma per fortuna non l' ho vissuta , questa povertà . Chi ci è passato in mezzo , o semplicemente se l'è trovata accanto nel passato, ora la ricorda malvolentieri, preferisce dimenticare . Mi ha fatto tanto piacere questo racconto che sembra di un secolo fa, ma è solo dell'altro ieri.

Alberto ha detto...

Storia tristissima, non unica purtroppo, in quegli anni del dopoguerra. C'erano, e ci sono ancora adesso, persone che nascono sfortunate.

Adriano Maini ha detto...

Fa ancora male al cuore a un lettore come me, lontano da quei luoghi, questo dramma. Anche se similare a tanti altri di quegli arretrati anni.

Graziana ha detto...

Che tristezza ... Mi spiace davvero per il tuo sfortunato amico; una banale fatalità ha segnato crudelmente il suo destino... solo perché accaduta in un tempo sbagliato ...
Che ora abbia quella pace che il tempo terreno gli ha negato.

riri ha detto...

Un ricordo triste ed amaro...
Ciao Sileno.

rosso vermiglio ha detto...

Molto tenero questo tuo pensiero nei suoi confronti. Il povero non era nato certo con la camicia vista la sfortuna che lo ha segnato per la vita. Per fortuna quegli anni sono solo un ricordo lassù ora, no?

Lara ha detto...

Caro Sileno, come scrive Adriano, fa ancora male al cuore, pensare a una vita "malriuscita" per via della miseria.
Mi chiedo però se ora, con questo finto sfavillio di vetrine e tanta gente nelle città, siamo in grado di accorgerci di ... quelle impronte sulla neve...
Un dolce abbraccio,
Lara

desaparecida ha detto...

La tristezza non è mai appena la morte ma la miseria in cui talvolta si vive o da cui non si riesce ad uscire.

Grazie Sileno le tue parole non lasciano mai indifferenti.
Un abbraccio,un augurio

accantoalcamino ha detto...

Ciao, io ho letto i libri di Mauro Corona, lui la racconta questa miseria ed un pò anche la rimpiange.
Purtroppo quello che racconti è triste, sapere che qualcuno ha "vissuto" male perchè non ci sono stati i soldi per curarlo a suo tempo è sconfortante.
Dobbiamo essere felici del "progresso" ma dovremmo esserlo senza dimenticare il passato e riscoprire quello che il progresso ha nascosto, troppa neve ha coperto quelle orme e non ci si pensa più.
Un abbraccio e buon 2012.