lunedì 5 dicembre 2011

la televisione non c'era e i bambini giocavano

riproposizione di un vecchio post

Molti anni fa, anch'io sono stato bambino, erano anni magri, la guerra , un decennio prima, aveva lasciato degli strascichi in termini di benessere economico.

La quasi totalità dei giocattoli erano fai-da-te, qualcosa di industriale, come la automobili di latta, venivano regalate solo nelle grandi feste, come san Nicolò o Natale, non ricordo regali di compleanno.

I bambini sopperivano con oggetti costruiti artigianalmente e poi con molta fantasia.

Le automobili che circolavano in paese si potevano contare sulle dita di una mano, ricordo una "millecento Fiat", una "Balilla"e un paio di "Topolino", invece qualcuno cominciava a permettersi la motocicletta o la "Vespa" e noi bambini utilizzando un bastone con rametto laterale che fungeva da freno, correvamo per le strade fingendo che il bastone fosse il manubrio di una moto e con la bocca: bruuum, bruuuuum per accelerare, in fondo bastava poco per divertirsi, poi magari qualche zuffa perché la mia moto corre più della tua....

Altro giochino autarchico veniva costruito utilizzando un rocchetto esaurito di filo da cucire, si chiamava il carrarmato, era molto semplice da costruire, ma molto affascinante.

Il materiale necessario per la costruzione era poco e soprattutto reperibile: il rocchetto di legno, un chiodino, un elastico, (ricavato da una camera d'aria consunta di bicicletta), un bastoncino e un pezzetto di candela di un paio di centimetri.

Si intagliavano dei tappi nel legno delle alette laterali che contenevano il filo, poi un chiodino conficcato ad una estremità del rocchetto dove veniva fissata un'estremità dell'elastico che poi veniva inserito nel foro del rocchetto.

All'altra estremità si posizionava la candela forata con un chiodo riscaldato, nel foro veniva fatto proseguire l'elastico che all'uscita veniva fermato inserendo all'estremità un bastoncino.

Attorcigliando l'elastico,(che fungeva da motore),il carrarmato partiva lentamente, frenato dall'attrito della candela e il bastoncino all'estremità nella nostra fantasia era il cannone.

La meraviglia era quando il carrarmato incontrava qualche leggera discesa, allora il cannone , che sul piano era dietro,si girava e passava avanti.

Con questo giochino si passavano dei bei momenti, fino a quando, per qualche futile motivo, scoppiava l'inevitabile zuffa.

Con i rocchetti esauriti si poteva costruire un altro giocattolo, ma che aveva meno successo a causa della sua pericolosità.

Sul rocchetto venivano piantati due chiodini senza la testina, su questi chiodini si posava un'elica di latta, (da qui la pericolosità, perché l'elica era ricavata dalla latta tagliente di qualche barattolo perché allora non esisteva la plastica), poi si costruiva un supporto con un chiodo su cui si poteva posare il rocchetto infilato sul chiodo.

Attorno al rocchetto si avvolgeva circa un metro di spago, poi tenendo il supporto con una mano e strattonando lo spago, (come per accendere il motorino delle barche),

il rocchetto girando vorticosamente faceva partire l'elica, che se ben costruita, bilanciata e piegata adeguatamente, volava anche molto distante, il problema era che se la piegatura era eseguita male, poteva ruotare anche in faccia al lanciatore ed essendo di latta tagliente...

Quando a primavera la neve si scioglieva e si poteva ricominciare a correre nei prati, uno dei giochi più in voga era quello del cerchio, si poteva praticare fino al 25 aprile, giorno di san Marco, data dalla quale era severamente interdetto l'accesso ai prati, perché cominciava a crescere l'erba che era indispensabile per l'allevamento del bestiame.

Il cerchio era arrugginito cerchione di bicicletta che usando un bastone fatto scorrere nella scanalatura, faceva ruotare il cerchio e allora via per i prati spingendo il cerchio; visto con l'ottica moderna era un sistema economico ed eccezionale per bruciare calorie, anche se la miseria già provvedeva di suo.

Infine le bambole per le bambine costruite artigianalmente dalle nonne usando dei residui di stoffa riempiti di stracci e con occhi, naso e bocca dipinti usando un bastoncino carbonizzato, poi per i più piccoli si ritagliava un disco da un tronco e con un chiodo che faceva da mozzo, fissato all'estremità di un bastone si era costruita la bicicletta, bastava correre spingendo il bastone e la ruota girava.

Per il treno, il materiale era ancora più economico, bastavano le braccia piegate all'altezza del gomito, le braccia fatte ruotare in avanti simulavano le bielle, poi ciuff ciuff, tuuuut, ciuff, ciufff, ciuf, e via sulle ali della fantasia.

7 commenti:

Lara ha detto...

Tu li definisci sconclusionati, questi ricordi. Per me sono dolcissimi e educativi.
L'infanzia di adesso dovrebbe essere così, vissuta all'aperto e con le possibilità di far sfruttare la creatività, la fantasia.
Un bel mondo, caro Sileno, anche se ormai solo nei ricordi.
Ciao,
Lara

rosso vermiglio ha detto...

Io ho nostalgia di questi ricordi, anche se non sono ricordi che mi sono appartenuti mai. La vita era più semplice, con tante complicazioni pure, ma si gustava ogni singola piccola conquista e si amava di più la vita, ne sono convinta. Oggi negli occhi dei bambini non vedi più nessun stupore, nessun interesse per quel giocattolo che va solo ad allungare una lunga fila di oggetti che nel giro di pochi minuti diventano insignificanti. Abbiamo perso il gusto di mettere in moto la fantasia dei piccoli, abituandoli al pre-confezionato. Una cattiva lezione di vita. Tra le tante.

riri ha detto...

Mi associo al commento di Lara, i tuoi ricordi sono belli da leggere e fanno rivivere pensieri e momenti indimenticabili!!
Grazie per le tue parole, chi ha avuto un animaletto può capire...Un abbraccio

accantoalcamino ha detto...

Non ho amato mai nessun giocattolo più della mia bambola fatta con ritagli di vecchie tovaglie di plastica. Me l'aveva fatta la mamma perchè avevo la mania di fare "il bagnetto" allle bambole e quelle di stoffa le rovinavo sempre...immagina il mio dolore quando ho scoperto che mio padre (???) me l'aveva buttata via: era vecchia, disse...e non l'ho mai dimenticato.
Ho avuto la fortuna di vivere quel poco d'infanzia in mezzo ala natura e cosa più della natura può ispirare i giochi dei bambini?
Già..la televisione :-(

speradisole ha detto...

I tuoi racconti fanno venire un po' di nostalgia a tutti.
Anch'io come accantoalcamino ho avuto la fortuna di vivere la mia infanzia in campagna, in mezzo alla natura.
E' un richiamo ancestrale che tutti gli anni mi fa rivivere quei luoghi anche se li trovo un po diversi.
I miei giochi erano la corsa, la vita all'aria aperta, il fiume da esplorare e gli alberi da scalare insieme ad un ventina di altri discoli come me.
Ricordo ancora i crampi e lo sforzo nell'abbacciare i grossi tronchi per salire, eppure ce la facevo, adesso li guardo solo dal basso.
Come non ringraziarti, Sileno, per questi tuoi ricordi, che fanno bene a tutti, almeno ci scaldano il cuore e ci fanno vedere un passato forse difficile, ma molto più umano.
Ti ringrazio ed un abbraccio.

Adriano Maini ha detto...

Questa volta ai miei occhi hai proprio svelato cose incantevoli che non conoscevo: qualcuno dice sempre che "la storia siamo noi!".

Pierpaolo ha detto...

Mi sento tristemente estraneo, io, figlio di un nuovo, non per forza migliore, tempo...

Saluti Sile :)