venerdì 5 aprile 2013

il tempo corre e .....



la baita sei anni fa

La prima volta che giunsi in quella radura avevo quasi 14 anni, ero uscito di casa una mattina di luglio per andare nei boschi a cercare  funghi,  il tempo era incerto, ma non mi preoccupava, inoltre la raccolta procedeva molto bene,


uno splendido e freschissimo porcino
così mi inoltrai su un versante del monte che non conoscevo, quando una improvvisa e forte folata di vento fece gemere e contorcere gli alberi e un fulmine con un rumore terrificante squarciò una pianta non molto distante.
Sapevo che il pericolo erano le piante di abete e io mi trovavo  su un  pianoro in prossimità di una zona dove le piante prevalenti erano larici ed abeti, così decisi di scendere verso un bosco di faggi, anche se scendevo sul versante opposto del monte rispetto al mio paesello ed in una zona che non avevo mai frequentato.
Grande fu la mia sorpresa quando pochi minuti dopo, sotto una pioggia scrosciante intravidi una vasta radura pianeggiante al limite della radura, una grande stalla metà in pietra e metà a tavole di legno,


i ruderi della stalla l'estate scorsa

 a fianco  della stalla una piccola baita  di tronchi.
Il posto era disabitato e si vedeva che da qualche anno era stato abbandonato, (in seguito venni a conoscenza che il proprietario era deceduto qualche anno prima, gli eredi  emigrati, così il sito venne trascurato ed abbandonato).
Ormai ero fradicio di pioggia, tolsi il paletto che teneva la porta chiusa e con mio grande piacere vidi  un focolare e che sotto le panche di legno appoggiate a due pareti, c'era una bella catasta di legna secca e sopra una rudimentale mensola, una bella scatola di zolfanelli, il temporale infuriava con raffiche di vento e forti tuoni, ma io accesi un bel fuocherello, mi spogliai per asciugare gli indumenti, sicuro che con quel temporale non sarebbe arrivato nessuno a disturbarmi.
Le fiamme avvampavano allegre , recuperai il panino col formaggio che mi ero portato, ( ricordo trattavasi di un panino secco del giorno precedente, ma la pioggia aveva provveduto ad ammobidirlo),  e così mi rifocillai beato al caldo del fuoco.
Poi in attesa che spiovesse mi riempii i sensi dei rumori del bosco martoriato dal vento, dalla pioggia e dai fulmini, l'odore della legna un po' umida e resinosa che fumava e schioppettava, l'odore di umidità e muffa che impregnava l'ambiente, mentre lo sguardo correva sulle tavole del tetto e sulle pareti dove decine di persone avevano scritto con un tizzone carbonizzato una data e  nome, il ricordo di un'escursione a volte  in allegra compagnia, di un giro nel bosco o di un attimo di amore.
Poi il temporale si acquietò, ripresi i miei abiti ancora un po' umidi, il fazzolettone con le cocche incrociate pieno di porcini e finferli, riposizionai con cura il paletto che chiudeva la porta affinché qualche raffica di vento non si infilasse distruggendo poi il tetto e ritornai verso il mio paese.


la baita quattro anni fa
Ritornai di frequente in quel posto così suggestivo e quella giornata fu un punto cardinale della mia giovinezza, credo di averlo già menzionato in qualche altro post, ma quando le vicissitudini della vita mi fecero conoscere la solitudine e la nostalgia dell'emigrante, nei momento di sconforto lontano dai miei boschi, ricordavo quella baita e quella giornata e riuscivo di nuovo a sentire i profumi che erano odori di degrado come l' umidità e la muffa , ma anche profumi della vita che pulsava e della libertà nella natura rigogliosa.
Anche oggi, a distanza di diversi decenni cerco di ritornare ogni estate e ogni volta riprovo le stesse sensazioni di allora, ma la grande stalla e la baita sotto l'imperversare degli anni e delle intemperie stanno rapidamente degradando


il tetto è crollato due anni fa
e mi rammentano che anche la mia esistenza è sulla via del declino.


l'estate scorsa: sic transit

9 commenti:

Gibran ha detto...

HA RACCONTATO UNA BELLISSIMA FASE DELLA TUA VITA,MA SOPRATTUTTO EMOZIONANTE.
GRAZIE SILENO UN ABBRACCIO.

Adriano Maini ha detto...

Un gran bel racconto, di formazione e di avventura, direi. Dovresti, tuttavim, cambiare il finale: non potresti metterci un po' di... rude ottimismo? :)

Pierpaolo ha detto...

Un frammento veramente prezioso, molto prezioso, presentato su di un piatto d'argento...
Lo metto fra i preferiti e condivido sul mio Facebook se non ti dispiace... A presto Sileno...

riri ha detto...

Caro Sileno, il tuo racconto è piacevolmente commovente, ma anch'io come l'amico Adriano cambierei il finale. Un abbraccio

Sileno ha detto...

@ GIBRAN,
GRAZIE, UN ABBRACCIO.

@Adriano e Riri
quando frequento quel posto, mi scorrono veloci nella memoria molti pensieri e molte aspettative a volte realizzate, a volte deluse e la malinconia di vedere quel degrado dovuto allo scorrere del tempo, mi porta a certe conclusioni che sarebbe ipocrita nascondere.
Un abbraccio

@ Bl4cKCrOw
Ti ringrazio per la considerazione,ma non credo che i miei ricordi valgano molto, fanne pure l'uso che ritieni opportuno
Grazie e ciao

speradisole ha detto...

Sileno carissimo, un'esistenza è tale sempre e comunque. Anche se si va verso la fine, destino a cui nessuno, neppure chi è pieno di soldi, riesce a sottrarsi, la vita è vita e la sentiamo sempre viva dentro di noi.
Grazie delle belle foto, del racconto e con grande invidia ho ammirato il bellissimo porcino.
A proposito l'hai raccolto?
Ciao, un abbraccio.

Sileno ha detto...

@ speradisole,
va bene amare la natura, ma rinunciare ai sui doni, no!

Anonimo ha detto...

Hola Sileno:
me encanta este lugar. Muy acorde con mis gustos y preferencias.
Lo natural y lo antiguo mezclados en perfecta combinación.
Saludos
W.

Graziana ha detto...

Bello, davvero bello e suggestivo il racconto; ma da esso traspare l' amicizia che nutri per l' ambiente naturale a te così prossimo spazialmente e spiritualmente, per quella "corrispondenza di amorosi sensi" che ancor di più avvince.