martedì 31 luglio 2012

rocce


 Un paese di pianura per quanto sia bello, non lo fu mai ai miei occhi. Ho bisogno di torrenti, di rocce, di pini selvatici, di boschi neri, di montagne, di cammini dirupati ardui da salire e da discendere, di precipizi d'intorno che mi infondano molta paura - (Jean-Jacques Rosseau)


radure


il monte Civetta


le Tre Cime di Lavaredo

Monte Civetta dalla Val Corpassa: la torre Venezia


inverno: Castel de Moschesin

La tua vita è giovane,
il tuo sentiero lungo.
Tu bevi in un sorso l'amore che ti portiamo 
poi ti volti e corri via da noi.
Tu hai i tuoi giochi e i tuoi compagni
Non vi è colpa se non ti resta il tempo di pensare a noi.
Noi, Invece, abbiamo tempo nella vecchiaia di contare i giorni che sono passati, di rievocare
ciò che le nostre annose mani hanno dimenticato per sempre.
Il fiume corre rapido tra gli argini,
cantando una canzone.
Ma la montagna resta immobile, ricorda
e veglia con il suo amore.
(Rabindranath Tagore)

lunedì 23 luglio 2012

aria fresca


genzianelle


i Lastoi de Formin



la Tofana di Rozes


forcella Bois


Bai de Dones

giovedì 19 luglio 2012

il tempo si è fermato alle Cinque Torri

Dedicato a tutti coloro che amano la montagna e particolarmente ad Ale, Lidia e Giulietta. 


in prossimità del rifugio "Scoiattoli"


le "Cinque Torri " da Ovest

 
magie della montagna: Il tempo si è fermato all'estate del 1915 e ancora si aggirano due alpenjager austriaci

 fra le torri
 
sentinelle austriache del 1915, però sono quasi cent'anni che la sanguinosa guerra è finita!

 
scendendo a valle: stupendo panorama verso "La Croda da Lago"

 


il sentiero passa in una  una trincea della Grande Guerra e, oltre la valle, la "Tofana di Rozes"

lunedì 16 luglio 2012

le giornate nella malga: il tempo libero


 la casera  dove si cucinava  e si preparava il burro,ristrutturata recentemente ed attualmente adibita  a ricovero per escursionisti. ( foto tratta da internet)




Nella malga non c'era solo da lavorare, ma qualche ora libera il pomeriggio c'era e poi le ore dopo la cena.
Come precisato nel precedente post a capo della malga c'era il casaro che si chiamava Mattia, poi la Forestale aveva una famiglia di mezzadri che gestivano le stalle e le bestie, il mezzadro era un reduce della prima guerra mondiale che aveva combattuto sul monte Grappa come mitragliere e c'era il figlio di questo con il quale non ricordo di aver legato particolarmente.
Io, quando avevo terminato il lavoro di pulizia della stalla ed altre eventuali incombenze affidatemi, avevo qualche ora libera, non ricordo molti pasti di mezzogiorno consumati assieme agli altri, credo che frequentemente mangiassi da solo, poi dopo aver controllato che i maiali e le altre bestie delle sulle quali dovevo vigilare, con il cane Antis mi trovavo qualche zona panoramica  e mi sdraiavo sulla corta erbetta brucata dalle vacche, a volte ricordo che usavo il cane come cuscino e lui rimaneva là immobile e direi felice della mia vicinanza, ( alla fine della mia permanenza ricordo che il casaro era geloso del mio rapporto col cane, ma da cucciolo mi era sempre rimasto vicino).
Qualche volta rileggevo per la ventesima volta i giornali vecchi che mi ero portato, a volte fantasticavo guardando le gigantesche montagne che avevo di fronte , un paio di volte ho avuto la fortuna di passare qualche tempo con una ragazza , figlia di pastori, che gestivano un gregge di pecore in una casera a mezzoretta di cammino  sul versante nord della montagna, oltre una forcella.

A differenza della nostra malga, i pastori non erano sempre presenti, perché le pecore non richiedevano la mungitura e si autogestivano per qualche giorno, non allontanandosi troppo dalla casera , anche se in una occasione il pastore ci aveva portato un paio di agnelli morti cadendo, assieme a qualche pecora, in un burrone probabilmente qualcosa  aveva terrorizzato le povere bestie che fuggendo erano precipitate, ma io ricordo un eccezionale spezzatino con la polenta, anche perché a quell'età l'appetito non mancava.

La pastorella ,
 foto tratta da internet
un paio di anni più giovane di me, era un bellissimo diversivo in quegli anni adolescenziali, un vero peccato le scarse occasioni d'incontro, io, purtroppo avevo il divieto di allontanarmi dalla malga, poiché in quei giorni, in una malga  vicina un ragazzo che accudiva le mucche e mio coetaneo era  precipitando in un burrone raccogliendo stelle alpine, così il casaro, responsabile della mia incolumità,  non mi lasciava più allontanare.
La sera quando le bestie tornavano dai pascoli

si abbeveravano e tornavano nella stalla, poi mungitura e io continuavo a girare la ruota della scrematrice, finite quelle operazioni, ci si lavava e poi una bella polenta sul focolare, qualche chiacchiera seduti sulla panca fuori e guardando il crepuscolo che tingeva il mondo di viola e la deliziosa polenta preparata dal casaro che in cucina era un cuoco formidabile pur con il poco a disposizione, ma i  latticini prodotti nella malga, qualche porcino raccolto nella  giornata durante il pascolo, poi  qualche salame delle nostre cantine, ( i miei,  ogni decina di giorni, mi mandavano qualcosa di companatico tramite la forestale), gli agnelli caduti nel burrone e finiti nello spezzatino, ma di quelle cene ricordo dei sapori assolutamente genuini e unici che molto raramente ho ritrovato.
Dopo la cena c'era il momento del relax, io che ero il più giovane, dovevo subire tutta una serie di " prese in giro", particolarmente se  il gregge delle pecore aveva scollinato seguito dalla pastorella, poi incominciavano i racconti di vita vissuta e i racconti di guerra, il casaro proveniva da un paese che ai tempi della sua fanciullezza era in terra austriaca e da bambino conobbe la vita del profugo di guerra, poi da giovane combatté in Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale.  il mezzadro invece mitragliere durante la Grande guerra e partigiano durante la seconda, di racconti ne avevano in quantità per riempire le serate, non c'era la televisione, ma non ci si annoiava ascoltando tante storie dalla voce dei protagonisti.
Dopo la cena a lume di acetilene

 ci si avviava con la torcia elettrica, di cui tutti eravamo dotati, verso la stalla ed il nostro modestissimo giaciglio, il sonno arrivava presto salvo nelle notti di temporale, quando gli scrosci furiosi di pioggia sullo zinco a pochi centimetri dalla nostra testa e i fulmini che ci assordavano centrando il parafulmine sul tetto sopra di noi, la luce accecante del lampo

foto tratta da internet

 che per un istante  proiettava ombre gigantesche di corna e di teste di vacca, però in quell'istante di luce si vedevano   le vacche che  continuavano a ruminare tranquille nonostante il frastuono.
Sono fortissimi i temporali in alta montagna, ma io non ricordo di aver mai avuto paura in quei momenti, salvo quando qualche forte raffica di vento faceva sbattere le lamiere di zinco del tetto, allora un po 'di preoccupazione che il tetto volasse via crollandoci addosso e di rimanere scoperti in quell'inferno di fulmini e pioggia.
La mattina dopo i temporali, un cielo terso di un azzurro intensissimo lo spigolo nord del monte Agner

 lo spigolo nord del monte Agner 1600 metri di strapiombo ( foto tratta da internet)


 dall'altra parte della valle sembrava perforare il cielo, il profumo della terra bagnata  permeava l'aria si sentiva la vita in tutte le sue forme pulsare.
E i giorni passavano, mi mancava la compagnia degli amici di sempre, e dicevo al casaro che non sarei mai tornato in una malga e il casaro ribatteva che quelli erano fra i giorni più belli della mia vita e che in futuro li avrei rimpianti e non passarono molti anni che mi ritrovai da solo a lavorare in  una grande metropoli; otto ore al giorno a fresare migliaia di pezzi di ferro e un giorno casualmente mi fresai pure il polso e i tendini del braccio destro che mi costò un mese di ospedale senza nessun familiare vicino, allora in quelle ore solitarie con la paura che la mano destra perdesse funzionalità mi consolavo pensando alle mie montagne e a quel periodo bellissimo nella malga, ricordai tanti e tanti piccoli episodi di quelle giornate, come quella volta che ritornato alla casera dalla stalla il casaro mi indicò un gruppetto di persone che stavano scendendo a valle e mi disse: " Sai che  quel signore  ultimo della fila è il re del Belgio e si è fermato qua a bere una tazza di latte fresco?"
Seppi successivamente che re Alberto del Belgio era un ospite fisso della valle ed era pure un valente alpinista  e pure il nipote: re Baldovino del Belgio, qualche volta veniva in quei posti come in quella circostanza, purtroppo quel giorno nella casera c'era il casaro e io mentre il re si fermava ero a un centinaio di metri di distanza intento a spalare letame e così persi l'occasione di conoscere un  re.
Altri ricordi si rincorrevano come le vipere dalle quali ero terrorizzato e che troppo frequentemente incontravo e in qualche occasione di incontri troppo ravvicinati ho pure preso a bastonate; la valle era chiamata anche la Val Bissera, ( la Valle delle biscie), e c'era una leggenda , molto conosciuta nella zona  che raccontava della Biscia Bianca e della quale già parlai in un post precedente.
Poi ricordo il mio ultimo giorno di lavoro quando riportarono le bestie nella malga bassa e il compito che mi venne affidato fu di riportare giù il branco dei maiali ormai diventati bestioni che pesavano oltre un quintale, così con lo zaino che conteneva i miei pochi averi, il cane di fianco e sulle spalle un attrezzo di legno arcuato che serviva per trasportare i secchi, con due secchi in equilibrio sulle spalle ed un mestolo in mano, dovevo battere ritmicamente  il mestolo su un secchio, ( quello era il segnale della distribuzione della crusca di cui i maiali erano molto  ghiotti), così mi ritrovai capofila con una quindicina di maiali al seguito per circa tre quarti d'ora di strada, penso che deve essere stato qualcosa di estremamente comico.
Giunto alla malga bassa consegnai i maiali salutai gli amici , abbraccia il cane che poi ebbi occasione di rivedere solo una volta, indi proseguii per raggiungere la strada e la Campagnola che mi avrebbe riportato al paese.
Dalla cittadina di fondovalle dove mi scaricarono, per arrivare al paese dovetti usare la corriera, ma le mie condizioni igieniche lasciavano parecchio a desiderare, non c'erano docce alla malga, ma solo un ruscello di acqua gelida pertanto....
Così mi rintanai in un angolo in fondo alla corriera sapendo che non profumavo di eau de toilette griffata e appena giunto a casa  gli indumenti che indossavo finirono direttamente in discarica e tre minuti dopo il mio ingresso in casa, ero già nella vasca da bagno.
Ci sono ritornato solo una volta nella malga dopo una ventina d'anni, mi risulta che venne utilizzata per l'ultima volta proprio quell'anno della mia presenza; la neve e le intemperie avevano fatto crollare le baracche di legno, ma sulle pietre della stalla erano ancora leggibili  scritti con vernice rossa i nomi delle vacche che venivano legate in quel posto e confesso che leggendoli mi scappò una lacrima che asciugai di nascosto prima che l'amico che mi accompagnava si accorgesse che piangevo.

fine monticazione

venerdì 13 luglio 2012

corsa e concorrenza al centro

"...a questo risultato porta quella corsa e concorrenza al centro e quindi verso destra, che caratterizza attualmente la condotta dei partiti di governo.
Questa gara dà risultati assai negativi e rischiosi per i lavoratori, per le donne e per il Paese, che però, possono essere contenuti e possono venir rovesciati in positivo, se lo spazio che questi partiti lasciano a sinistra, viene occupato da noi"
(foto tratta da internet)

Queste profetiche parole, pronunciate da Enrico Berlinguer  nel lontano 1984, sono più che mai attuali, in questi giorni che un governo nominato per risanare il Paese e poi  parzialmente risanato, riducendo in povertà usando la leva fiscale e calpestando diritti acquisiti con molti anni di sacrifici e lotte sindacali dai lavoratori ai quali è stata rapinata  ogni certezza di futuro con la precarietà del posto di lavoro: «Stiamo cercando di proteggere le persone, non i loro posti. L'attitudine delle persone deve cambiare. Il lavoro non è un diritto, deve essere guadagnato, anche attraverso il sacrificio»,  Ha detto il ministro Fornero, Stiamo " cercando" di proteggere le persone... ha detto e non la sfiora nemmeno l'idea che la miglior protezione delle persone è la garanzia del posto di lavoro, poi mi piace quel "cercando" come dire che intanto il lavoro non è un diritto, poi loro stanno cercando e se non trovano pazienza.
Infine in queste ore lui , il miglior statista degli ultimi centocinquant'anni  "  ritorna in campo" e immediatamente Moody's declassa l'Italia da A3 a Baa2, che sia solo una coincidenza?

lunedì 9 luglio 2012

le giornate nella malga: il lavoro



Per racimolare qualche soldo e contribuire all'acquisto dei libri scolastici già  verso i quindici anni di età bisognava trovare qualche lavoretto estivo.
Io avevo trovato qualcosa  da fare al servizio della Guardia Forestale che impiegava del personale stagionale nei terreni del Demanio, così lavoravo nello sfalcio dei prati, a  riaprire e mettere in sicurezza  sentieri di montagna, a mettere a dimora piantine  nelle aree disboscate, ecc.
Un'estate mii venne proposto dal maresciallo della Forestale, di sostituire, nella malga,  un mio coetaneo che doveva ritornare a casa per gli esami di riparazione.
Era il mese di agosto quando  la Campagnola della Forestale mi portò fino alla piazzola dove terminava la strada.
Là salutai l'amico che sostituivo e assieme al casaro,(  sceso dalla malga col burro prodotto nei giorni precedenti) , ci caricammo dei viveri e del materiale che serviva nella malga e su lungo il sentiero.
Era una strada che conoscevo per averla percorsa già molte volte alla metà di giugno quando si era trasportato il materiale per allestire la malga  e di cui avevo già narrato in un post precedente.
Dopo un'oretta di strada una breve sosta nella malga bassa, la malga principale conosciuta come : " la majolera", la malga, che nelle località climatiche favorevoli viene messa in funzione già nel mese di maggio, ( da cui il nome majolera), nella quale si producono sia burro che formaggi e viene usufruita fin verso la metà di luglio, quando le mucche vengono trasferite nella malga alta e poi a settembre  fino al termine della monticazione.
Altra ora di cammino per arrivare alla malga alta, oltre il limite dei boschi sotto le rocce delle Dolomiti.

  foto tratta da internet a sinistra la casera, ( ristrutturata recentemente a rifugio) a destra i ruderi della stalla

Il posto era meraviglioso, ampie praterie rotte solo da qualche striminzito abete e qualche roccia affiorante.
La malga consisteva in una piccola casera
  i ruderi della casera negli anni 80
i ruderi della casera negli anni 80, la mia unica visita dopo il periodo da malo, sotto la casera si intravede l'erba più verde, è la zona paludosa 
 dove cucinavamo i pasti , dove veniva lavorato il latte e passavamo le poche ore libere, a fronte una piccola costruzione in legno con delle vasche piene di acqua fredda alimentate da una vicina sorgente e dove venivano immersi al fresco i bidoni con il latte ed il burro fresco ed a un centinaio di metri di distanza, la stalla in muratura dove si ricoveravano per la notte una settantina di vacche e accanto, un recinto con una quindicina di grassi maiali che venivano alimentati con il latte rimasto dopo la produzione del burro e con quanto reperivano nelle praterie vicino alla casera.
A capo della malga era il casaro, poi il mezzadro con il figlio che facevano i pastori e infine io, il mio compito sarebbe stato di fare il mulattiere e portare a giorni alterni il burro prodotto fini alla strada con il mulo.
Era il primo anno che la Forestale aveva preso in gestione la malga e avevano comperato un mulo dagli alpini
 il mulo, foto tratta da internet


per il trasporto del burro, ma il vecchio Piero, ( questo era il nome che avevamo attribuito al mulo), non era il mulo più docile a disposizione degli alpini, ma seppi in seguito che negli alpini era una leggenda  per la sua cocciutaggine ed era pure un reduce ed eroe di guerra.
Mi raccontarono  i miei amici della malga, che al primo servizio venne caricato del burro da trasportare a valle e dopo un centinaio di metri in una zona paludosa sotto la casera, ( dove si abbeveravano le vacche), appena giunto sul posto, Piero si sdraiò rotolandosi  nel fango e ragliando gustosamente,( nella foto con i ruderi della casera si intravede una zona di erba più verde, quella è la famosa palude) mentre i panetti di pregiatissimo burro volavano tutt'attorno nella melma e così terminò pure la vita lavorativa di Piero che si godette la meritata pensione pascolando attorno alla casera e facendo dispetti a tutti non appena si presentava l'occasione come rovesciare un bidone di latte, sbrindellare a morsi la bisaccia di un pastore lasciata inopportunamente appesa  ed incustodita, inseguire gli escursionisti che si avvicinavano alla malga, a me portava rispetto, perché durante le giornate ero il solo che restava nella malga e accanto a me c'era sempre il pastore tedesco che il malgaro si era portato come cucciolo e che era diventato un bellissimo cane  di nome Antis, mi stava sempre accanto e  non aveva paura del mulo, ma il mulo si che aveva paura di lui e magari  pure del mio bastone: " a la guerre comme a la guerre", poi magari è capitato che fossi io a dover scappare inseguito dal mulo e rinchiudermi da qualche parte perché gli avevo fatto qualche scherzo, però ambedue sapevamo quando eravamo dalla parte del torto.
I miei compiti consistevano nella sveglia ai primissimi albori una veloce caffè e la mungitura delle mucche, ( circa una settantina), quello della mungitura non era compito mio, ( ci ho provato un paio di volte e per un paio di giorni la vacca non ha più avuto latte ), io durante le mungitura  avevo il compito di azionare la scrematrice una macchina nella quale veniva versato il latte appena un secchio era pieno e girando una manovella il latte veniva centrifugato con separazione  della panna dal latte, la manovella bisognava girarla velocemente, altrimenti sotto una certa velocità, la centrifugazione non aveva luogo, quell'ora di scrematrice era molto faticosa e ogni tanto suonava il campanello d'allarme dei sottogiri  per svegliarmi dal torpore  di quelle ore antelucane, altrimenti provvedeva il casaro con un urlo ed un rimbrotto.
Dopo la mungitura una colazione a base di latticini, poi  i pastori uscivano con le vacche  e generalmente  ritornavano a sera, il casaro preparava il burro che poi a giorni alterni portava con lo zaino alla campagnola, oppure andava assieme ai pastori, io invece dovevo pulire lo stalla e con pala e carriola ne avevo per tutta la mattinata a portare deiezioni sul letamaio.
A mezzogiorno, se i pastori erano distanti e non ritornavano a pranzo, mangiavo quello che  avevano già  preparato e lasciato per me, poi qualche altro lavoretto  di cui ero stato incaricato, il controllo delle bestie  che mi erano affidate come i maiali che non si allontanassero troppo, le vacche in attesa di partorire e restavano nella stalla , i vitelli troppo piccoli, il mulo dispettoso ed il cane lupo.
Un paio d'ore mi restavano libere nel pomeriggio, prima di partire per la malga ero passato all'edicola e con qualche soldo avevo comperato una ventina di giornali vecchi assortiti che l'edicolante vendeva come carta straccia dopo aver tolto le copertine per la resa e per me erano un tesoro con la mia passione per leggere, purtroppo molte erano le riviste di moda che poco mi interessavano se non qualche sogno guardando le modelle, ma a quei tempi , restando terra-terra, non esistevano i sette piani di morbidezza e non sempre si trovavano a portata le larghe fogli di palude, pertanto....
 Nel pacco però trovavo pure qualche rotocalco di attualità che leggevo avidamente, quasi imparando a memoria certi articoli che mi interessavano e guardando fotografie si mondi sconosciuti, ricordo in particolare "Epoca" per le foto ed i viaggi  di Walter Bonatti  e di Mario De Biasi, poi il tesoro era ABC con i suoi  articoli scandalistici e proibiti e le foto di attricette scollacciate che facevano inorridire i preti i quali  ci minacciavano che saremmo diventati  ciechi,
 senza commenti
 fortunatamente avevano torto ed erano bugiardi altrimenti anche la quasi totalità di   loro avrebbero l'accompagnatore ed il bastone bianco.
Verso il tramonto si udivano i campanacci e arrivavano pian pianino le prime vacche

 che andavano all'abbeveratoio poi ordinatamente  si dirigevano ai loro posti nella stalla.
Di nuovo il rito della mungitura e della scrematura, infine la cena alla luce dei una lampada a petrolio e delle fiamme del focolare, qualche suggestivo racconto di vita  vissuta ed infine nella stalla  un sottopalco, un tavolaccio , un po' di fieno , una coperta logora e lercia, il caldoumido del respiro delle vacche, qualche tocco smorzato di campanaccio il tonfo ripetuto delle deiezioni , lo scroscio di qualche vacca che piscia, il grattare delle catene nei fori di legno, qualche solitario muggito, il sottofondo del ruminare , l'odore caldo di stallatico per niente  fastidioso dopo la prima  assuefazione  e buona notte!

giovedì 5 luglio 2012

estate sfalcio dei prati

Nella casa dei miei avi in un mini  villaggio ormai  disabitato  la maggior parte dell'anno che ritorna alla vita solo nella bella stagione quando qualcuno degli ex abitanti, ritorna  per godere della frescura dei boschi e dei ricordi della fanciullezza quando la  piazza  risuonava di vita e di allegria; ora da molti decenni i muggiti delle mucche non si odono più, le stalle sono magari state ristrutturate ad abitazione per l'estate e sui tetti  spuntano le  parabole satellitari per restare in contatto col mondo.
L'erba , che una volta era un bene  preziosissimo, ora deve essere tagliata, ammucchiata e poi lasciata marcire perché ridiventi humus ed il bosco non avanzi fino all'interno del villaggio.
Per quest'operazione tutti gli anni raduno un gruppo di amici nessuno dei quali avvezzo all'uso del rastrello, ma che in quest'occasione ci mettono tutto il loro impegno ed alla fine del lavoro come premio  una saporitissima polenta.