venerdì 6 aprile 2012

Chierichetto

Proseguendo la strada delle riproposizioni:






Nel paese in quegli anni lontani, quasi tutti i bambini facevano l'esperienza del chierichetto, il parroco, nei paesi, era una delle massime autorità e il dispensatore della cultura.


Il parroco della mia infanzia era molto vecchio,




mingherlino e di grande abilità manuale, conservo ancora degli oggetti artigianali in legno da lui costruiti.


Lo ricordo in bicicletta in giro per il paese con le sue pesanti tonache svolazzanti e il tricorno in testa.


Verso gli otto anni, anche per me arrivò l'esperienza di servire alla messa, ( "fare il chierichetto" in quegli anni era per un bambino  praticamente l'unica possibilità di disporre di qualche lira regalata dal prete)  e , quell'anno, ebbi poi la fortuna di partecipare al congresso  dei chierichetti.


Questo era un avvenimento importante per i ragazzini : era l'occasione rara di  una gita turistica e di visitare qualche paese sconosciuto, una scoperta del mondo.





A quel tempo per i bambini il mondo conosciuto era solo il paese e la cittadina nel fondovalle a pochi km di distanza, il maestro  a scuola ci narrava l'aneddoto di una vecchietta che nel periodo fra le due guerre mondiali, portava il nipotino sui prati vicino alla chiesa, situata su un pianoro da dove si domina tutta la vallata per una decina di km , una chiostra poi rinchiusa da  alte montagne e questa vecchietta diceva al nipotino: "Pòpo! (pòpo=vezzeggiativo dialettale che significa  piccolo), guarda com'è grande il mondo e poi dicono che ce n'è ancora dall'altra parte!"; pochi anni dopo il "pòpo"avrebbe scoperto che il mondo era incredibilmente  più vasto, ma per un emigrante quel mondo avrebbe comportato lavoro, fatica, umiliazioni, stenti e anche fame e poi tanta nostalgia;


molti anni dopo il lavoro avrebbe però portato anche il benessere, ma quei valori che conosceva guardando la vallata con la nonna, sarebbero stati fagocitati da nuovi modelli di vita e magari avrebbe pure dimenticato le umiliazioni e le sofferenze subite nella ricerca di condizioni di vita migliori in giro per il mondo, aderendo poi magari a qualche movimento xenofobo che urla :" Paroni a casa nostra!"



Terminata questa divagazione, un po' moralistica, riprendo il racconto del congresso.


Normalmente a capo del gruppo dei chierichetti c'era un prete che per quel giorno si dedicava  ai ragazzi, ma nell'anno in cui partecipai io ,il congresso si svolgeva in un paese dall'altra parte della montagna a poco più di quindici km; il parroco era troppo anziano per poterci accompagnare, così ci regalò cento lire a testa per le spese e tante raccomandazioni.


Era l'inizio dell'estate e ricordo che quando arrivò il Pieretto a chiamarmi per la partenza era ancora notte fonda, sicuramente prima delle quattro di mattina, poi andammo a chiamare il Mario che abitava vicino a casa mia e lo dovemmo attendere in cucina mentre la zia gli preparava lo zabaione, ( poi lo pigliammo in giro molti anni per quell'ovetto sbattuto), indi proseguimmo per il paese raccogliendo man mano gli altri ragazzi.




Alla fine del paese il sole era già alto e la comitiva di chierichetti era al completo , io credo di essere stato il più giovane della brigata di sette otto ragazzini.


Per raggiungere la parrocchia del congresso, c'erano ancora una decina di km da percorrere  tutti in uno stupendo bosco a predominanza di faggi








, non c'era traffico sulla strada provinciale, salvo un paio di ansimanti corriere che portavano altri chierichetti da parrocchie lontane, ma quando sentivamo l'arrivo di qualche mezzo, era nostra preoccupazione nasconderci nel bosco per evitare di finire sotto la diretta sorveglianza di qualche prete, la stessa cosa quando alle nostre spalle sentimmo un allegro vociare di ragazzi, intuimmo fossero quelli di una parrocchia intermedia, allora immediato occultamento tra i faggi







mentre il gruppetto passava col parroco in testa.


A metà mattina, sosta per mangiare il panino che ci eravamo portati da casa, Italo che era uno dei più grandicelli aveva investito parte delle sue cento lire in una scatola di zolfanelli e cinque sigarette marca Alfa che a quei tempi venivano vendute pure sciolte in bustine di carta velina, dopo un paio di boccate, cominciò a tossire e cominciò a mancargli il fiato, allora grandi pacche sulla schiena, qualcuno gli spruzzò in faccia l'acqua gelida di un ruscello che scorreva li vicino, finché la situazione si normalizzò e proseguimmo il cammino fra scherzi , risate e qualche bisticcio.


Quando arrivammo alla meta, era ormai tarda mattinata, i chierichetti erano in chiesa per la messa, momento saliente della giornata e noi, anziché infilarci subito in chiesa, ne approfittammo per girare il paese.


Il paese era perfino fornito di un'edicola e in quell'occasione spesi buona parte del mio capitale per comperare un album di Disney con avventure di Pinocchio ( era uscito in quel periodo il film Pinocchio a cartoni animati), poi un altro album dove feci conoscenza per la prima volta di un altro personaggio dei fumetti: Nembo Kid, come si chiamava ancora  Superman, ma il Pinocchio mi piaceva molto di più e quell'album lo conservai ancora per molti anni.


Alla fine della messa ci mescolammo fra gli altri ragazzi, ci venne offerto il pranzo e dopo il pranzo  un'oretta di giochi, in seguito il programma prevedeva un'assemblea 


( credo alla presenza del vescovo), il Vespero ed il commiato, ma finita l'ora dei giochi, adducendo la scusa della lunga strada per ritornare a casa, salutammo il parroco ospite e poi via di ritorno.


La strada seguita per il ritorno prevedeva di salire in alto fino ad una forcella e ritornare lungo una mulattiera, anche quella in mezzo ai faggi.


Anche quel tragitto fu un'avventura fra giochi e scoperte di nuovi paesaggi in una natura rigogliosa e stupenda, così quando giungemmo al paese, c'erano già le lucciole fra il profumo unico dell'erba appena tagliata.

Col passare degli anni,  il fervore ecclesiastico mi abbandonò, perché la mia grande passione per la lettura, mi portò a scoprire altri orizzonti; un peso particolare   l'ebbe il filosofo Bertrand Russel e così trovai altre strade, ma ricordo ancora quell'esperienza del congresso dei chierichetti come la prima giornata di tutta la mia vita nella quale assaporai  il gusto della totale indipendenza e della libertà, fra un gruppo di amici, molti dei quali da tanto tempo non ci sono ormai più, per molti di loro la vita non è stata benigna, però in quella giornata indimenticabile, abbiamo conosciuto la felicità.








7 commenti:

Alberto ha detto...

Sono rimasto affascinato da questo tuo racconto di fresca scrittura, di ricordi puntuali e della scoperta del senso di libertà.

olgited ha detto...

Sempre belli,freschi e ricchi i tuoi racconti.Tanti auguri di una serena Pasqua.Olga

accantoalcamino ha detto...

Ciao Sileno, questi tuoi post vanno riuniti in un libro che possa essere letto nelle scuole per riportare nei giovani un pò della magia dell'infanzia che si sta perdendo. Buona Pasqua :-)

Gibran ha detto...

Come vorrei essere sta con te in quei posti meravigliosi,peccato che i ragazzi oggi non apprezzino più le cose semplici.
Ricordo il mio parroco era giovane ma dal momento che le abitazioni erano sparse e la chiesa lontana per dei bambini piccoli veniva lui stesso casa per casa a fare il catechismo,altri parroci.
Ciao Sileno,ammiro moltissimo come ti esprimi.

Adriano Maini ha detto...

Grande vibrante racconto di pagine ormai desuete della nostra storia.
P.S. Tanto per cambiare mi hai fatto riaffiorare alla memoria tanti ricordi, pur se calati in contesto molto diverso dal tuo.
Buona Pasqua!

ale ha detto...

adoro questi ricordi! :-)
un bacio e tantissimi auguri (n un occhio "speciale" al calendario)

Pierpaolo ha detto...

Spero che tu abbia passato una Pasqua altrettanto felice quest'anno... Buon lunedì di Pasquetta... ciao Sileno