Quasi ininterrottamente fin dalla mia adolescenza uno degli appuntamenti di maggio è il Giro d'Italia.
A questo avvenimento sono legati molti ricordi di giornate felici trascorse spensieratamente fra le montagne più belle del mondo, in compagnia degli amici più cari.
La mia passione è nata da bambino, quando il parroco mi ha portato assieme ad un amico sulla sua Topolino mod. A lungo i tornanti su strada bianca di un passo vicino al paese, seguivo già il giro alla radio e in quell'occasione avrei potuto vedere da vicino il mio idolo: Charly Gaul , purtroppo lo vidi solo la mattina, quando dal campanile si vide la chiazza dei ciclisti transitare sulla strada in fondo alla valle, prima di incominciare la salita sulla prima delle tante montagne dove si sarebbero inerpicarti quel giorno e poi non ebbi più occasione di vederlo, perché in quella tappa si ritirò e mai più corse al Giro d'Italia.
La mia prima tappa al giro è stata anche una delle tappe storiche, ancora ricordata a tanti anni di distanza, per l'inclemenza del tempo e fermata anzitempo causa la neve; si ricorda quella tappa come "La cavalcata dei Monti Pallidi", e quando alla televisione vedo qualche rievocazione di quella tappa, penso che se si vede il filmato, un piccolo merito è anche mio.
Allora i mezzi della RAI erano molto più modesti e la macchina della televisione che seguiva il giro, giunta sul tornante dove io ero in attesa, si bloccò; ricordo che era un'auto di grossa cilindrata, probabilmente straniera e visibilmente usurata.
L'autista disse che si trattava delle candele e cercò di sostituirle, ma senza riuscirci perché allocate in un posto infelice: altri ci provarono invano, alla fine ci provai io che ero un ragazzino e dove gli altri non ci riuscirono ci riuscii io, così' la troupe TV continuò il suo servizio e da allora mi è rimasta la convinzione che se gli italiani poterono vedere quella tappa famosissima, una parte del merito era anche di un ragazzino di montagna, forse non era vero, ma almeno mi piacque crederlo e così nacque pure la mia passione per il "Giro d'Italia"
Fra i ricordi più belli, quello delle notti passate su qualche passo dolomitico in attesa del passaggio del giro il giorno dopo.
Normalmente le tappe delle Dolomiti erano quelle decisive per il giro e le più seguite dai tifosi.
Ci si organizzava per arrivare il pomeriggio; di solito noi
conoscevamo già il posto preciso dove accamparci, perché adocchiato precedentemente, i requisiti erano: una piazzola a fianco delle strada dove sistemare le auto e una rudimentale tenda,poi vicinissima alla piazzola doveva esserci una polla d'acqua o un nevaio per mettere in fresco il vino e un cespuglio, un po' distante, ma non troppo perché le previste ed abbondanti libagioni richiedevano un angolino di privacy.
All'imbrunire cominciavano ad arrivare dai paesi vicini gli appassionati che avevano appena terminato il turno di lavoro, poi arrivavano dai paesi più distanti ed infine arrivava la marea di persone dalle province confinanti della bassa, però questi trovavano posto solo nelle piazzole peggiori, con questi, un po' per campanilismo, un po' perché di natura invadenti, saccenti e rompiballe, cercavamo di tenere un comportamento freddo e scontroso.
La sera con tre pietre si allestiva un focolare per la polenta, una bella grigliata e vino a fiumi, ogni tanto passava qualche amico o qualche collega e quella era l'occasione per un nuovo brindisi.
Appena calava la notte ci si incamminava lungo la strada per vedere chi c'era ed era facile incontrare compagni di scuola persi di vista da molti anni,o conoscenze varie, oppure colleghi, ( per il lavoro che facevo avevo centinaia di colleghi ed amici sparsi in tutta la regione), superfluo dire che ogni incontro era d'obbligo mangiare qualche fetta di salame artigianale, formaggio piccante o un dolce ed era indispensabile brindare.
Verso la mezzanotte, barcollanti ed in equilibrio instabile si tornava verso le auto, si abbassavano i sedili e poi ci si infilava nei sacchi a pelo, anche se più di dormire si dormicchiava fra frequenti visite al cespuglio della privacy.
Solo con la notte si cominciava ad apprezzare la natura e l' Alpe, giù si vedevano le luci dei paesini abbarbicati sulle montagne circostanti, in alto il nero degli abeti o dei larici e sopra il chiarore delle rocce dolomitiche, qua e la ancora le braci di qualche fuocherello e stranamente molto silenzio, nonostante le centinaia di persone che bivaccavano.
Alle prime tenui luci, lo spettacolo delle Dolomiti che si tingevano di rosa, le prime voci di altri anchilosati ed intirizziti dal freddo che con un cerchio attorno alla testa, conseguenza delle libagioni serali, preparavano il primo caffè della giornata (rigorosamente corretto con grappa), per rimettersi un po' in sesto.
Il resto della mattinata si passava sonnecchiando fino all'ora di pranzo, quando si preparava un'altra polenta e una nuova grigliata; in questo devo dire che il nostro cuoco ufficiale era eccezionalmente bravo: qualche anno fa si era fermata vicino alle nostre auto, una copia di poliziotti in motocicletta che precedevano la corsa dicendoci che in tutto il giro questo era il posto dove avevano sentito il profumo più buono e in breve loro e tutti i loro colleghi si fermarono a mangiare polenta e pastin, (il pastin: una specialità bellunese a base di carne aromatizzata eccezionale alla griglia), dalla diapositiva scattata allora, ne ho contato 21 di poliziotti fermi , ma sicuramente erano di più, in altre occasioni è capitato che qualche squadra di corridori, ( i gregari), alla fine della tappa mentre in bicicletta scendevano a valle per andare negli alberghi, si siano fermati a mangiare polenta fredda e salame al nostro bivacco.
Dopo il pranzo cominciava l'eccitazione per il passaggio dei ciclisti, le carovane pubblicitarie, le miss, i ciclisti che un tempo furono famosi e che cercavano ancora l' applauso degli appassionati che li riconoscevano, io ricordo in particolare una chiacchierata con Bartali.
Poi in un attimo tutto era finito, si sbaraccava e ritorno a casa con un bagaglio di ricordi e di aneddoti e in attesa del giro del prossimo anno.
Veramente del giro in se stesso ci interessava veramente poco, il nostro divertimento era la compagnia e le ore passate assieme in amicizia, ancora oggi , a distanza di anni, quando ci ritroviamo fra colleghi ed amici, capita spesso di rievocare: "Ti ricordi quella volta sul passo Duran che ti sei ribaltato lungo la strada da quanto avevi bevuto?"
"Chi io? ma se ero assolutamente sobrio e potevo bere ancora tre volte tanto, si era trattato solo di una buca che nel buio non avevo visto" era la giustificazione molto stonata.
Quest'anno a causa del tempo incerto mi sono limitato assieme ad un amico a vedere il passaggio del giro sui tornanti di forcella Staulanza; fortunatamente dopo tante giornate uggiose siamo stati ripagati dal sole ai piedi del monte Pelmo.
7 commenti:
le tappe dolomitiche del Giro sono sempre le più belle...anche se ogni volta a guardare i ciclisti mi viene automaticamente male al ..."didietro" :-)))) ...certo che il caffè corretto graspa di primo mattino è un dovere per chi vive nel nord est Italia!!!
bravo Sileno! uno strucòn!!!
Un post che mi ha riempito di ricordi, mio padre mi trasmise l'amore per il ciclismo ed ancora adesso lo seguo con trepidazione. Posti bellissimi, duri da scalare, ma lì emergeva il migliore.
Un abbraccio e buon fine settimana.
o.t. andremo a Napoli (c'è un post sull'isola)...
Qualche anno fà quardavo sempre il giro,ero un fans di Pantani,dopo quello che è successo sono rimasta delusa e non lo quardo più,solo in caso che il giro passi fra le montagne mi basta quardare quelle meraviglie.
Ciao Sileno.
Io non sono una gran sportiva, anche se apprezzo molto chi onestamente garreggia e gioca. Voglio ringraziarti per le foto di Belluno e della meravigliosa natura che c'è da quelle parti.
Ciao Sileno, un abbraccio.
P.S. Sì, anche i corridori sono belli.
Da ragazzo avrei fatto carte false per vivere almeno una delle avventure da suiveur che tu qui hai descritto. Solo che io ho sempre abitato in riva al mare. E da adulto, a parte gli inconciliabili impegni di lavoro, é proprio il ciclismo professionistico che ha perso ai miei occhi l'alone epico di una volta. Ma ne ho anche già scritto da me...
Tento solo di immaginare le notti, i bivacchi, le grigliate, il vino e le risate... E lo sport, unito alla complicità dell'amicizia, rende il quadro della situazione ancor più completo... :)
Saluti Sileno
Mi hai ricordato un passaggio del mio passato,quando rimasi bloccata per ore su un pulman in attesa passasse il giro d'Italia...che bel periodo fu quello per me!:)
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