Qualche anno fa, passai le vacanze estive in una cittadina della Costa Dorada.
La Spagna mi ha sempre affascinato per la grande vitalità di quel popolo, per la fierezza e la gioia di vivere.
Altri
aspetti, come la corrida, non li approvo anche se fanno parte della
loro tradizione, purtroppo devo confessare che in quella vacanza in
Plaza de toros a Barcellona ci sono andato anch'io.
Forse in
quell'epoca il mio spirito animalista non era abbastanza affinato,
inoltre ero un lettore affezionato di Ernest Hemingway e col senno di
poi da Hemingway ero stato fuorviato, sarà stato sicuramente un grande
scrittore, ma il suo modello di vita, a mio parere, non deve essere
d'esempio.
Dopo aver visto umiliare, seviziare e uccidere sei tori, è per me motivo di vergogna aver assistito alla corrida.
Di
fronte all' albergo in cui alloggiavo in quella cittadina della Costa
Dorada,c'era uno dei tanti locali tipici spagnoli in cui si ballava il
flamenco gestito da una gitana di nome Paquita, ci sono entrato la prima
sera del soggiorno spagnolo assieme ad un amico che faceva parte del
mio gruppo turistico.
Questo amico di nome A***, era in Spagna
assieme alla figlia di dieci anni per un periodo di riflessione, in
quanto il suo legame matrimoniale era traballante, poi A*** lo rividi
qualche anno dopo alla televisione nel programma di Raiuno "10 anni
della nostra vita" dove parlava proprio del suo matrimonio.
A***
era un giovane molto esuberante, che spargeva simpatia a prima vista,
sempre sorridente e con un che di zingaresco nell'aspetto.
Allora,
entrati in questo locale per gustare una sangria, A*** calamitò
immediatamente l'attenzione, e data l'ora pomeridiana, non c'erano altri
avventori nel locale così fu l'inizio di un' amicizia con Paquita e le
tre ballerine di flamenco e, da quella sera, "da Paquita" divenne una
tappa obbligatoria.
Il nostro tavolo accanto al palco era sempre
riservato per noi e le ragazze, negli intervalli sedevano vicino a noi,
ormai considerati amici.
E galeotto fu il locale e chi lo
frequentò, tanto che scoccò la scintilla fra A*** e Juanita, una
prosperosa ragazza gitana, dai lunghi capelli neri ondulati e dallo
sguardo infuocato.
In questo legame si delineò un ostacolo
rappresentato da un terzo incomodo, che era il fidanzato di Juanita
destinato a lei dal suo clan fin dalla nascita, ci raccontò Juanita.
Questo
ragazzo entrava nel locale tutte le sere verso mezzanotte accompagnato
da un paio di amici, ma non sussistevano dubbi su chi fosse il leader
del gruppetto.
Era, questo ragazzo, magro come un chiodo i folti
capelli ondulati e di un nero acceso, le basette lunghe, lo sguardo
altero e penetrante, sempre vestito di nero come certi pistoleros nei
film western, un personaggio che intimidiva solo se ti sfiorava con lo
sguardo, inoltre anche i suoi amici erano inqietanti.
Juanita ci
raccontò la storia del suo fidanzamento, ma ci raccontò anche che il
ragazzo era un "maricon"; ignoro se il termine maricon sia considerato
offensivo, ma si capisce bene cosa significa quando anche il maricon
s'innamorò di A***, e comiciò ad esserci tensione fra Juanita e il
ragazzo con forte disagio da parte di A*** cui il maricon non
interessava per niente.
Una sera dopo cena, io ed A*** entrammo in
un bar sul lungomare per il caffé ed all'estremità del lungo bancone
scorgemmo, nella penombra del locale, la presenza del maricon con i suoi
amici, il maricon cominciò a fissare con insistenza A***; mentre noi
consumavamo il caffé velocemente per allontanarci in fretta, entrò
Juanita che venne a sedersi al nostro fianco con un gesto di sfida nei
confronti dei maricones e cominciò un acceso diverbio fra i due
fidanzati ufficiali, fatto di insulti, lui che rimproverava Juanita
urlandole: "tu es sangre del my sangre" e lei che replicava: "tu es
maricon", in mezzo noi due molto, molto a disagio.
Alla fine i
maricones uscirono, noi accompagnammo Juanita al locale dove ballava e
ritenemmo opportuno terminare la serata nel nostro albergo.
La
mattina dopo, A*** mi raggiunse in spiaggia, raccontandomi che
percorrendo la strada dall' albergo al mare, scorse il maricon solo ed
appoggiato all' angolo di una casa, mi raccontò del brivido che gli
percorse la schiena quando passò avanti al nero figuro e disse di aver
già sentito la lama di un coltello infilarsi in profondità fra le
costole, nulla accadde, ma per tutto il percorso sentì lo sguardo
ustionante del maricon penetrargli nella schiena altrettanto bruciante
della lama del coltello.
Fu la fine di un amore con la bella
gitana, perché A*** non frequentò più il bar "da Paquita", io continuavo
ad andarci tutte le sere con la mia famiglia, ( mio figlio, che
all'epoca aveva una decina d'anni, aveva eroicamente cercato qualche
sera di resistere al sonno per vedere i maricones, ma il sonno aveva
sempre vinto).
Alla fine della vacanza, l'utima sera, assieme a mia moglie, passammo per salutare, ma il locale era chiuso.
Quando
dall'interno ci videro, aprirono la porta per farci entrare, poiché
avevano chiuso per festeggiare il compleanno di Juanita e noi eravamo
graditi ospiti. Ebbi così l'occasione di passare una serata in allegria
assieme a tutti i gitani ( il maricon non c'era) e per me e mia moglie fu un
grandissimo onore come unici non gitani presenti.
Ho spesso
pensato a Juanita e ancora oggi, quando vedo ballare il flamenco, guardo
sempre le ballerine sperando di scorgere Juanita, che riconoscerei
ancora fra mille senza alcun dubbio.
7 commenti:
Grande racconto, questo tuo, Sileno!
Per due volte ho controllato di essere entrata nel tuo blog e non in qualche altro per distrazione :)
E' un racconto che potrebbe essere stato scritto da Hemingway, quello 'buono': la Spagna emerge in tante sue caratteristiche.
Januita è una figura che rimane molto impressa.
Ciao!
Lara
Ancora una volta il tuo bellissimo racconto coincide con i miei ricordi.La corrida che scappai dopo dieci minuti,le ballerine di flamengo,ma non sò se c'era una Januita che sia rimasta impressa su mio marito ma non credo.
Ciao Sileno.
PS:Sono stata due volte in Spagna e ci tornerei è troppo bella.
volevo augurarti un buon 25 aprile, tornerò a leggerti con tranquillità, ma ci tengo tanto ad abbracciarti e condividere con te questo giorno importante.
Ne hai passate eh, caro Sileno :)
La tua sincerità inoltre nel ricordare la corrida in contraddizione con i tuoi attuali modi di vedere la vita ti fa sicuramente onore, dato che avresti anche potuto omettere quella breve parentesi...
Felice 25 aprile :)
A presto
Bellissimo ricordo, anche se con sfumature da brivido! Amo la Spagna, ho conosciuto degli spagnoli meravigliosi, ma la corrida no, mi son sempre rifiutata. La loro ospitalità è ancora migliore della nostra, fin troppo, ricordi dolci mi riaffiorano per un periodo bello da tutti i punti di vista. Post molto interessante, grazie Sileno. Un abbraccio e buon fine settimana.
Che bello questo post, mi hai coinvolta...io la corrida no, non ce la posso fare :-(
mi ha emozionata...come te adoro la Spagna e come te,mi piace indugiare in un mare di sensazioni,per poi dipingerle come so fare a modo mio. Ma tu sei un gran Maestro:)
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